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Psicoterapia Vomero
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Il metodo fenomenologico utilizza, per descrivere la sofferenza psichica, le dimensioni filosofiche della fenomenologia e dell’esistenzialismo. La fenomenologia tra la fine dell’‘800 e il ‘900, in particolare con il lavoro di Husserl e Heidegger, ha riportato la riflessione filosofica nel “mondo della vita”, mettendo tra parentesi gli intellettualismi; per Husserl bisogna tornare ad uno sguardo puro sul mondo, con l’esistenzialismo ritorna il discorso sul “nulla”. Alcuni psichiatri, come Binswanger e Minkowski,  hanno cercato di descrivere, per quanto possibile, l’esperienza dei loro pazienti con gravi sofferenze psicotiche, attraverso alcune dimensioni della fenomenologia, come l’esperienza della “spaltung”: una scollatura, una scissione tra l’esperienza del sé e quella del mondo e degli altri. Questo non esser-ci più ‘con’ e ‘nel’ mondo tuttavia non appartiene solo a chi questo scollamento lo ha vissuto. Il pre-sentimento dell’esistenza del nulla con il pre-sentimento dell’angoscia che si accompagna ad esso è una presenza per l’essere umano in generale, che non dipende dalla patologia psichica ma dalla natura stessa di essere umani. Uno dei modi possibili di leggere la sofferenza umana, alle diverse profondità in cui si declina, sarebbe allora come fuga dal nulla angosciante, riempimento del vuoto, mascheramento attraverso il sintomo. La riflessione fenomenologica sul corpo ha portato, in particolare con la distinzione husserliana tra leib e körper, a comprendere il corpo come “vissuto” (leib) oltre che come “cosa tra le cose” (körper). Leib è il corpo che patisce e accompagna l’esperienza dell’essere nel mondo così che questa esistenza possa essere sentita come “posseduta” da me che la vivo attraverso il corpo.
Aspetto centrale che la fenomenologia porta nella relazione terapeutica è quello di epoquè: cogliere il fenomeno per come appare, nella sua immediatezza e spontaneità mettendo tra parentesi i dati fattuali e i pregiudizi dell’osservatore.

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